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“Il tuo primo pensiere sia d’unire”, era il motto del giovane Ciro Menotti, animato da forte sentimento patriottico, che aderì alla Carboneria e venne arrestato, una prima volta, in seguito alla sua presunta collaborazione ai moti del 1821.
Convinto del sostegno del duca Francesco IV d’Este, nel 1831 fu il principale protagonista della fallita ‘Congiura Estense’. A lui va riconosciuto il merito di avere, tra i primi, pensato e cercato la libertà per Modena, ma soprattutto l’unità della penisola sotto una stessa bandiera. Dopo la condanna a morte per impiccagione, decisa dal duca Francesco IV e avvenuta il 26 maggio 1831 in piazza Cittadella a Modena, la sua salma fu deposta nel cimitero cittadino e, solo nel 1868, spostata nel cimitero di Spezzano, a fianco delle spoglie della moglie e della figlia. I resti del martire furono poi traslati, nel 1929, in una cappella funeraria nella vicina chiesa parrocchiale.
Il monumento funerario al patriota risorgimentale, fu concluso nel febbraio 1929.
Il progetto, elaborato dagli artisti modenesi Umberto Bisetti e Nazzaro Lazzaretti, vincitori del concorso indetto dal “Comitato per il Monumento Funerario a Ciro Menotti”, risultò vincitore poiché gli autori avevano curato “tutto l’insieme della cappella dando a questa un organismo architettonico armonioso” e l’esecuzione dell’opera fu “una felice soluzione di adattamento architettonico ad un piccolissimo ambiente, come quello che era a disposizione degli esecutori. I marmi sono di ottima scelta e di buona cava, lavorati a regola d’arte, omogenei di tinta, di effetto cromatico riuscitissimo, ben disposti nelle lavorazioni lucide e greggie.”
Nella parete principale della cappella, si trova il sarcofago, con le date della nascita e morte, 23 Gennaio (data errata) 1798-26 Maggio 1831, sormontato da un medaglione in bronzo con l’effigie di Ciro Menotti, opera dello scultore modenese Ivo Soli, e dall’epigrafe: Modena e la Provincia trassero da umile tomba a più degno sepolcro le ceneri di Ciro Menotti che morendo aprì il rosso divino solco dei martiri non chiuso fino a che la nostra gente abbia sete di gloria e amore di virtù.
La cappella è illuminata da una lampada votiva in rame sbalzato sorretta da “serpentelli” di ferro battuto, opera di Adamo Pedrazzi.
L’accesso principale e quello laterale sono chiusi da due artistici cancelli in ferro battuto con i simboli “della gloria e del martirio”, realizzazione del fabbro modenese Aldo Morandi; alla ditta “Attilio Bretoni e figli” di Modena venne affidata la lavorazione dei marmi.
Sulla parete destra si ritrovano nomi e anni di nascita e morte dei familiari di Ciro Menotti: la moglie, nativa di Fiorano, Francesca Moreali (1792-1861) e i figli Polissena (1820-1860), Adolfo (1824-1888) e Massimiliano (1827-1889), commendatore, tenente generale e deputato al Parlamento nazionale. Achille Menotti il primogenito di Ciro, fu l’unico della famiglia che non venne sepolto a Spezzano, morto a Torino il 29 giugno 1878 e lì tumulato.