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Nei secoli passati la castagna è stata l'alimento fondamentale per garantire la sussistenza delle popolazioni dell'Appennino fino al secondo dopoguerra, periodo in cui è iniziato un declino legato alla sostituzione della farina di castagne con quella di grano e di mais. Inevitabilmente questo passaggio ha comportato la perdita di importanza della coltivazione delle specie più adatte per la produzione della farina, oltre all'abbandono dei mulini e degli essiccatoi in pietra, i cosiddetti metati.
Ciò che è sopravvissuta è la coltivazione e la raccolta delle castagne destinate al consumo fresco. Dagli anni '80 all'interno delle Aree protette modenesi è iniziata un'opera di valorizzazione e promozione della produzione della castagna e del marrone, la pregiata varietà dalla pezzatura grossa e saporita, ideale per essere arrostita.
Tra le varietà di castagna, nell'Appennino modenese si raccolgono il Pastone o Pastenesa, molto dolce e facilmente conservabile, ottima per la produzione di farina. Anche dalla varietà Carpinese o Carrarese deriva una farina dolcissima che non si conserva a lungo. Altre varietà sono: Rossola, Castellesa, Sborgà, Garfagnina, Bianchina, Tosca e Zarucca.