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E’ uscito il volume di Giuseppe De Polo “La Pieve di Trebbio e dintorni, paesaggio, storia, architettura”, una corposa ricerca storica di oltre 200 pagine dedicata - come recita il sottotitolo - alle “Vicende di piccoli nobili inquieti e di una chiesa nata tre volte”. Il fulcro del lavoro è infatti la nota e antica chiesa plebana posta nel cuore del Parco regionale dei Sassi di Roccamalatina, nel territorio del comune di Guiglia, proprio di fronte alle spettacolari guglie arenacee che danno il nome all’area naturalistica protetta. Un “romanico” di fondazione davvero antica, se è vero che viene citato sulle carte già prima dell’Anno Mille e le prime notizie risalgono al 1163, quando la chiesa, dedicata a San Giovanni Battista, esisteva già da almeno un secolo.
Giuseppe De Polo, insegnante modenese di storia e filosofia in pensione, è una vecchia conoscenza del Parco dei Sassi, per il quale ha svolto per anni mansioni di guida ambientale e dove tutt’ora vive. Questo lavoro rappresenta per lui la concreta epifania della passione per la storia e l’architettura.
Il libro, che presenta un ricco corredo iconografico, è diviso in due parti. Nella prima, l’autore traccia il contesto ambientale e storico in cui si colloca la Pieve di Trebbio, le cui vicende sono intrecciate a quelle del potere locale e ai suoi mutamenti. Nella seconda parte, invece, viene trattata la storia e il travagliato percorso architettonico della chiesa, quest’ultimo diviso a sua volta in due fasi: prima le trasformazioni strutturali e i “restauri” dell’edificio tra Sette e Ottocento e poi l’intervento risolutore e conclusivo di Don Ferdinando Manzini nel primo Novecento. De Polo si sofferma a lungo su quest’ultimo aspetto, con un’accurata disamina, sull’edificio attuale, del “falso romanico ricostruito” rispetto a quello originale ancora esistente, avvalendosi in questo delle tesi di alcuni esperti e allargando l’analisi alle altre costruzioni attorno alla chiesa: il battistero, il campanile con la vicina casupola, il cimitero e il monumento ai Caduti.
De Polo riconosce a Don Manzini il ruolo da protagonista che ha avuto nel dare alla Pieve le fogge architettoniche che oggi vediamo, attingendo brani dal suo libro “La Pieve di Trebbio” del 1907 e dedicandogli alcune note biografiche, dalle quali emerge tutta la sua appassionata figura di sacerdote e di intellettuale.
Nelle intenzioni dell’autore il lavoro vuole essere soprattutto “divulgativo”, nel senso che intende raggiungere più persone possibili. Per questo il volume, al momento solo in versione digitale, è consultabile e scaricabile gratuitamente dal sito web dell’Ente Parchi Emilia Centrale, patrocinatore, insieme al Comune di Guiglia, dell’opera in questione.